Italia: un 150° compleanno tra passato e futuro

Ieri la ho avuto l’occasione di festeggiare il 150° anniversario dell’unità della nostra, seppur sotto molti aspetti acciaccata (e, purtroppo, come ho appena appreso, ancora flagellata dal maltempo), ma ancora vogliosa di guardare al futuro Italia, assistendo alle mostre allestite presso le suggestive Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino.

Le mostre sono: “Stazione Futuro. Qui si rifà l’Italia.” (curata da Wired), “Il Futuro nelle mani. Artieri domani.” e “Fare gli italiani – 150 anni di storia nazionale.“; ovviamente ne sono rimasto entusiasta e consiglio vivamente a tutti di visitarle!

Il dépliant delle mostre Italia 150 alle OGR, Wired, gli occhialini stereoscopici, i biglietti delle mostre.

Se avete intenzione di visitarle, leggete con cautela: non vorrei rovinarVi la sorpresa!

Per cercare di evitare interminabili code, mi reco alle OGR al mattino poco dopo l’apertura e decido di fare il biglietto per tutte e tre le mostre: grazie allo sconto ottenuto tramite la tessera di una nota multinazionale dell’arredamento, il giornaliero viene a costare € 10.00 anziché € 15.00 a persona.

Inizia quindi la visita di Stazione Futuro; purtroppo all’ingresso i lettori barcode del personale si rifiutano di accettare i biglietti; per fortuna dopo qualche minuto di attesa riesco ad entrare e mi vengono consegnati gli occhialini stereoscopici da utilizzare con alcune proiezioni di filmati tridimensionali.

La mostra è focalizzata sulle nuove tecnologie che nel prossimo futuro influenzeranno e renderanno migliore la nostra vita per quanto riguarda alimentazione, trasporti e mobilità, salute, Internet e banda larga, smaltimento e riciclo dei rifiuti, energia, abitazioni, nuove possibilità di lavoro, spazio e presenta moltissimi progetti e prototipi sviluppati da enti di ricerca pubblici, università, aziende private italiane in collaborazione con enti internazionali; ho avuto così l’opportunità di ritrovare molte delle storie che già consoco, in quanto lettore di Wired, come anche di conoscerne delle nuove.

L’ambientazione è ad altissimo contenuto tecnologico: entrando si attraversa in un’installazione di totem a led che mostrano i dati relativi al rapporto del Censis sull’Italia del 2020; le aree espositive e i laboratori, all’interno dei quali sono presenti maxischermi, tavolini touch e ologrammi, hanno forma cubica e la dimensione dei cubi è stabilita in relazione alla successione di Fibonacci; sulle pareti si possono leggere citazioni inneggianti all’innovazione di personaggi del calibro di Rita Levi Montalcini e Umberto Eco e osservare “manifesti” futuristici; passeggiando per la mostra, di tanto in tanto è possibile imbattersi in Beatrice (Arneis), la guida robot, con la quale è possibile scambiare quattro chiacchiere.
Purtroppo, come spesso accade con cotanta tecnologia, si è verificato qualche piccolo malfunzionamento e inoltre l’allestimento di alcune aree non era ancora del tutto ultimato; queste piccolezze comunque non mi hanno impedito di apprezzare appieno la mostra e posso ribadire che sia stato fatto un ottimo lavoro.

Beatrice, la guida robot.

Data la vastità del materiale presentato mi è impossibile raccontare (anche solo ricordare!) tutto ciò che ho visto; in ogni caso i circa 130 progetti presentati sono tutti molto interessanti e alcuni tra quelli che più mi hanno colpito sono: l’aereo a idrogeno (Politecnico di Torino), l’orto spaziale (coltivazioni idroponiche, Thales Alenia), Arduino (speravo di vederlo all’opera; la prossima volta – sì, conto di tornarci – mi informerò sulle attività dei laboratori), le mini pale eoliche urbane (disegnate da Philippe Starck) e l’aquilone energetico, la vecchia FIAT 500 convertita in auto elettrica e il kit utilizzato per la trasformazione, impiegato precedentemente sulla DeLorean (EVE), i Piaggio Porter a guida intelligente, il motore TwinAir (FPT), la concept car elettrica Creative Commons Mio (FIAT Betim), i treni e le stazioni dell’immediato futuro, la nuova “plastica” biodegradabile (bio-on), il robottino iCub (IIT), la domotica e le case energeticamente autosufficienti, la tuta marziana (Dainese, MIT), il rifacimento della camicia rossa dei garibaldini, emostatica ed ecologica, le maglie di latte, la lana che assorbe il petrolio.
Non posso omettere infine le (altre) due auto da sogno esposte: la Gallardo Tricolore (Lamborghini) e l’Alfa Romeo Pandion (Bertone).

L'”orto senza terra” creato da Thales Alenia Space

A vedere tutte queste cose viene una gran fame, per cui è arrivato il momento di una piccola pausa prima di continuare la visita.

Dopo uno spuntino (non a base di insetti!), è la volta di Il Futuro nelle mani, artieri domani, mostra dedicata all’artigianato di eccellenza del nostro Paese, legato al passato e alla tradizione ma rivolto al futuro. Attraversato il bookshop e La galleria delle botteghe, si accede alla mostra attraversando il Tunnel del treno fantasma, suggestiva installazione multimediale, superata la quale si entra nelle Nuove officine, lo spazio principale della mostra, in cui sono presentati progetti artistici e tecnologici innovativi, realizzati da architetti, artisti e artigiani famosi ed emergenti.

La mia attenzione è quasi completamente catturata dai fantascientifici prototipi di auto e moto del meccanico e carrozziere italo-svizzero Franco Sbarro, ideatore della ruota orbitale, senza mozzo, e dell’unità motrice autonoma, una ruota che contiene al suo interno un motore. Gli altri veicoli esposti sono la supercar GT12, la Orbital Hybrid e il quad Pendocar, con le ruote in policarbonato e in grado di piegare fino a 30°.

La ruota orbitale e, sullo sfondo, il suo ideatore Franco Sbarro.

Oltre ai capolavori di Sbarro, alcune delle altre opere in mostra sono un tavolo realizzato con 1000 piccole camicie rosse in scatole trasparenti, un tavolo realizzato con parti di ala di aereo, una scultura che rappresenta un pollo che corre su un’autostrada e un’enorme mano meccanica che sostiene una teca contenente la riproduzione in cartone, a dimensioni reali, della Vespa (sì, lo so, non sono un esperto d’arte…).

Ormai è pomeriggio inoltrato, così mi reco all’ingresso per accedere alla mostra “Fare gli italiani – 150 anni di storia nazionale“, ma mi imbatto in una coda interminabile! Preso dallo sconforto, vado a prendere un po’ d’aria fresca in cortile; lì la curiosità mi spinge a varcare una porta aperta su una stanza buia e… mi ritrovo all’interno della mostra! Scaccio il senso di colpa per aver saltato la coda dicendomi che in fondo il biglietto l’ho pagato; inoltre non entrando dall’ingresso ufficiale mi perdo la sezione “Pittori e Patrioti”, ma proprio non me la sento di uscire e rimettermi in coda…

La mostra è un enorme percorso che descrive i 150 anni di storia nazionale e i suoi protagonisti, con l’aiuto di installazioni multimediali e di oggetti reali risalenti alle varie “epoche”: dalle valigie degli emigranti agli zaini Invicta, dai cannoni della prima guerra mondiale alla 500. Le principali aree tematiche sono la realtà contadina, la scuola, la Chiesa, l’emigrazione, l’immigrazione, le grandi guerre, la lotta politica, le mafie, le fabbriche e l’industria, i consumi, i mezzi di trasporto e quelli d’informazione; mi è davvero impossibile esprimere a parole le emozioni provate durante la visita!

L’aereo da caccia Macchi MC 205 e una suggestiva installazione che ricorda i bombardamenti durante seconda guerra mondiale.

Stanchissimo, uscito dalla mostra faccio una piccola sosta al bar e, mentre medito se rientrare per dare ancora un’occhiatina a Stazione Futuro, gli altoparlanti informano che è giunta l’ora di chiusura; finisce così un’esperienza davvero unica, dalla quale mi sento veramente arricchito.

Da buon retrocomputerista, non potevo non notare l’Olivetti M24!

Buona visita a tutti!

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